Ho letto su “L’Espresso” del 20 Novembre a pag.81/82, l’articolo firmato da Fabrizio Gatti su l’Alitalia e coloro che la compongono. Se è tutto vero, mi congratulo con Gatti per essere stato in grado di dipanare una tale matassa: ci vuole coraggio, volontà e coerenza.
A fine lettura di queste pagine, mi si è parata innanzi un incancellabile immagine che porto nel mio cervello da un viaggio in India.
L’accompagnatore ci portò davanti alle mura di un parco. Ci disse che ci era vietato l’accesso per motivi religiosi e perché l’unico ad entrare era il becchino. A suo tempo il figlio o un parente avrebbe ereditato l’incarico. Solo passaggi in famiglia.
Era un cimitero di cui non ricordo l’appartenenza religiosa, in cui i cadaveri venivano esposti alla mercè di grossi uccelli neri (ce n’erano molti che volteggiavano nel cielo) che se ne cibavano.
Ci fu spiegato che dei morti non rimanevano che le ossa dello scheletro.
Perché nel XXI secolo, nella colta e civile Europa, siamo ancora simili a questi usi così arcaichi e devastanti?
A mio figlio Lorenzo.
Mamma
P.S: Se in questa inchiesta si dimostrasse che alcuni fatti sono mere bugie, forse la mia drammatica memoria che mi trascino dall’8 Ottobre 2001 avrebbe un po’ di sollievo.
