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La visita al carcere di Lodi, un momento di grande intensità umana
Ieri mi sono recato a visitare le carceri di Lodi in seguito ad un invito dell´assessore alla cultura Andrea Ferrari. Inutile dire l´emozione ed i profondi sentimenti che ho sentito dentro di me.
Pubblico qui di seguito l´articolo apparto oggi su "Il cittadino di Lodi" a firma di
Alberto Belloni.
Il dolore della memoria, la legittima sete di giustizia, ma anche la speranza per un futuro migliore.
È in questa miscela di sentimenti che ieri mattina si è consumata la visita nel carcere di Lodi di Paolo Pettinaroli, presidente del “Comitato 8 ottobre 2001”, l’associazione istituita dai familiari delle vittime del tragico incidente all’aeroporto di Linate nel quale, sette anni fa, 118 innocenti perirono a causa dello scontro sulla pista principale tra un Md87 delle linee scandinave SAS e una piccolo Cessna. Ospite di”Uomini Liberi”, il mensile curato dagli ospiti della casa circondariale della Cagnola per il cui numero di dicembre ha rilasciato un’intervista dedicata al tema della memoria, Pettinaroli (recentemente insignito dal comune di Milano dell’Ambrogino d’oro) ha trascorso tre intense ore assieme ai detenuti del carcere.
L’incontro ha fornito l’opportunità di rievocare le tappe di una disgrazia nella quale morirono anche il riozzese Sandro Carlin, il castiglionese Carlo Venturini, il sandonatese Fabio Mangiagalli, l’imprenditore casalese Luigi Mussida e il lodigiano Attilio Lazzarini; e per le cui responsabilità, dopo un sofferto iter processuale, nel febbraio scorso la IV sezione penale della Cassazione ha condannato 8 imputati su 11, tra dirigenti e responsabili a vario titolo dello scalo milanese, per le accuse di disastro aereo colposo e omicidio colposo.
Ma Pettinaroli, il cui rapporto con il Lodigiano si era già consolidato in occasione della rappresentazione alle Vigne dello spettacolo teatrale “Linate, 8 ottobre 2001: la strage” di Giulio Cavalli e Fabrizio Tummolillo, ha potuto andare oltre, e scoprire come attorno al concetto di giustizia oscillino anche le vicende umane dei tanti detenuti che lo hanno ascoltato con attenzione.
“È stata un’esperienza estremamente formativa, di grande umanità - spiega Pettinaroli -. Era la prima volta che andavo in un carcere, e mai avrei immaginato di vivere una cosa simile: ho trovato persone meravigliose, sia tra coloro chiamati a occuparsi dei detenuti che tra costoro, gente che vive per 23 ore al giorno in 6 in una stanza, e la cui situazione mi ha molto toccato. È stato bello potergli parlare e stringergli la mano: ho visto tanta voglia di vivere onestamente e di essere riabilitati, e mi auguro possano avere un futuro migliore. È stato un momento che non dimenticherò facilmente e non vedo l’ora di ritornare in primavera quando verrà presentata nel cortile del carcere la rappresentazione teatrale assieme a loro e ai familiari delle vittime”
Il Presidente - 17/12/2008