«Il Risorgimento a Milano e in Lombardia» Il nuovo libro di Gabriele Moroni
Gabriele Moroni in viaggio nei luoghi del Risorgimento:come erano, come sono. Milano. È UN PO’ COME se accostassimo le foto di un vecchio e un bambino e, con sorpresa, scoprissimo che sono la stessa persona. Questa l’idea. Un viaggio nei luoghi del Risorgimento, che mettesse situazioni, anime e miti di ieri dietro allo specchio in cui si guardano quelli di oggi. Per vedere cos’è cambiato, ma soprattutto cosa è rimasto. Per tentare l’esperimento, quasi alchemico, di soppesare quella sorta di antimateria, tutta etere e mistero, che è la memoria. A caccia della memoria, dunque, spesso nascosta tra le mura come le serpi, si muove «Il Risorgimento a Milano e in Lombardia», curioso libro di Gabriele Moroni, inviato de «Il Giorno», da domani in edicola insieme al nostro quotidiano, a 9.90 euro. Una sorta di indagine sul Tempo e sulle sue tracce, in cui l’autore ha inseguito le tradizioni di un’epoca così intensa e spesso in parte dimenticata. MA ANCHE un viaggio nelle emozioni. «Quando mi sono imbattuto nell’albero della piccola vedetta lombarda racconta Gabriele - a Campoferro, frazione alle porte di Voghera, non ho potuto fare a meno di sentirmi investito da ricordi lontanissimi, di sentire il profumo di un certo libro d’infanzia». Molte, tra le gustose pagine, le scoperte. Per esempio ritrovare nella Bergamo leghista tracce della città garibaldina che come nessun’altra diede supporto all’impresa delle camicie rosse: sui 1.089 volontari partiti da Quarto, infatti, 170 erano di origini orobiche, il gruppo più numeroso per contributo alla causa, davanti ai 71 milanesi. O L’INCONTRO con la famiglia Girelli, di Desenzano, custode con cura quasi religiosa degli acquerelli del pittore Giuseppe Nodari, l’uomo che, al seguito della spedizione, come un autorevole paparazzo d’antan, armato di pennello e carta porosa, fissò con tratti e colori tenui tutti i principali momenti dell’impresa, dall’imbarco, fino alla presa di Palermo. «Un uomo - commenta l’autore - che oggi sarebbe di sicuro un grande fotoreporter». L’aspetto più stupefacente in questa vicenda, aggiunge, «è stato rilevare l’assoluta corrispondenza tra i suoi disegni e i racconti di Giuseppe Cesare Abba, il cronista che in quei giorni si unì a Garibaldi». Non mancano i retroscena relativi ai luoghi delle Cinque Giornate di Milano e di Monza, o alle cento battaglie, da Goito a Curtatone, da Mortara a Palestro, da Magenta a Solferino, dal saccheggio di Gambolò al grande scontro di San Fermo. Per tacere delle figure umane, dai Martinìtt a quella di Anita, il cui eco è risonato nei lustri fino al passato prossimo. NE PRENDE VITA l’immagine di una Lombardia, quindi di un’Italia, bella con le sue rughe, che difende e preserva i propri tesori senza gelosia, anzi con il gusto della condivisione culturale. «Certo - ammette poi l’autore - non ho trovato solo comunità che ricordano, ma anche oblio, trascuratezza, dimenticanza. Parlando della battaglia di Magenta del 1859, per esempio, la mia guida mi ha fatto notare come i portici storici della città, testimoni della rivolta e della fuga degli austriaci, siano stati in gran parte distrutti qualche decennio fa con un’operazione edilizia dissennata». A Como, è stato invece palese rilevare come sia più vivo il ricordo di Federico Barbarossa, con la sagra del Baradello, che celebra l’ingresso dell’imperatore in città, piuttosto che quello delle Cinque giornate del 1848. Un po’ luci, un po’ ombre, insomma, ma anche tanto orgoglio di essere italiani. Specie nei centri minori. E quando scopri che il vecchio è sempre il bambino, soltanto un po’ più vicino alle nuvole, ti riconcili con il Tempo. Perché questo è il potere alchemico della memoria. (Il Giorno, 11 novembre 2011, pagina 43, Cultura e società)
Una storia senza rughe in un volume con “Il Giorno”:
«Il Risorgimento a Milano e in Lombardia»,
di Enrico Fovanna per "Il Giorno"