La giustizia non dimentica ... e va completata!
Pubblichiamo il comunicato stampa che i nostri amici dell'Associazione Disastro Aereo Capo Gallo hanno emesso dopo l'arresto in Francia del copilota dell'ATR72
Il 25 gennaio 2017 Ali Kebaier Laasoued, copilota dell’ ATR 72, costretto ad ammarare il 6.8.2005 nelle acque di Capogallo, davanti a Palermo, perché rimasto privo di carburante durante il volo, è stato arrestato in Francia a Orly, in forza di Mandato di Arresto Europeo (MAE) finalizzato all’esecuzione della sentenza penale di condanna definitiva per disastro aereo colposo che coinvolse lui, il pilota, il Direttore Generale e altri dipendenti della compagnia Tuninter. Nel disastro morirono 16 persone, e i 23 sopravvissuti, in gran parte pugliesi diretti a Djerba, in Tunisia, per vacanza, riportarono gravi ferite.
Kebaier non è attualmente detenuto, ma non può allontanarsi dalla Francia in attesa che venga celebrato, innanzi alla Corte d’Appello di Parigi, il procedimento per la sua consegna all’Italia, aggiornato all’udienza del 7.6.2017 per chiarimenti.
La notizia è stata comunicata alla Gazzetta da Rosanna Albergo Baldacci, Presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, “Disastro Aereo Capo Gallo 6 agosto 2005” e madre di Barbara Baldacci, studentessa universitaria deceduta nel disastro, assieme al suo fidanzato Francesco Cafagno, anche lui studente ventitreenne. La Baldacci dichiara: “dopo che nel 2013 le sentenze di condanna sono diventate definitive, ho chiesto al difensore dell’associazione avv. Ascanio Amenduni, costituito parte civile nel procedimento di primo grado innanzi al Gup del Tribunale di Palermo, di vigilare sull’esecuzione della stessa, affinché non rimanesse solo “sulla carta”; ero convinta che le stesse Autorità preposte avessero bisogno di sentire sempre vivo l’interesse dei familiari delle vittime al raggiungimento di tale obbiettivo. Già due anni fa in condizioni analoghe a quelle del copilota fu arrestato in Austria il Direttore Generale della compagnia, Zouari Moncef, ma fu rilasciato su cauzione e, durante il procedimento di estradizione fuggì dall’Austria per tornare nella sua patria. Ora speriamo che non accada altrettanto per il copilota”.
“Purtroppo le convenzioni italo-tunisine in materia di cooperazione giudiziaria non prevedono l’estradizione, ma il Mandato di Arresto Europeo può portare alla consegna all’Italia del condannato se fermato sul territorio comunitario, come è avvenuto per Kebaier” - precisa l’Avv. Ascanio Amenduni - il quale aggiunge: “dalle informazioni fornitemi la Procura Generale di Palermo è in stretto contatto con il Magistrato di collegamento in Francia, per fornire alla Corte d’Appello di Parigi tutti i chiarimenti idonei ad ottenere la consegna di Ali Kebaier”. Lo stesso Procuratore Generale ha segnalato al Magistrato di collegamento - nuova figura introdotta nel 1996 col compito di agevolare e snellire la cooperazione giudiziaria internazionale - la delicatezza del procedimento e il carattere particolarmente sensibile del fascicolo, anche per l’esistenza di un’Associazione costituita, sin dall’ottobre 2005, dai familiari delle vittime”.
Si annuncia battaglia per l’udienza del 7.6.2017 innanzi alla Corte d’Appello parigina, perché nel codice penale francese non sarebbe prevista la figura del reato di disastro. Ma il sostituto Procuratore Generale della Corte d’Appello di Palermo, Umberto de Giglio, nella lettera inviata al legale il 17.5.2017, comunica di aver inoltrato note di chiarimento, al riguardo, all’Autorità giudiziaria francese per il tramite del Magistrato di collegamento, Ignazio Patrone.
Il presidente dell’Associazione Capogallo, spiega il suo stato d’animo: “aspettiamo serenamente l’esito dell’udienza del 7.6.2017, convinti che il cerchio debba chiudersi con l’esecuzione della sentenza, come reclama la memoria di chi perse la vita o la salute nel tragico disastro aereo, causato, come hanno scritto i Giudici, da una plurima incuria umana nella pianificazione e nell’effettuazione del volo”. E l’avv. Amenduni le fa eco:“come diceva il filosofo francese Vladimir Jankelevitch, il passato non domanda soltanto di essere cercato, ma anche di essere completato. E’ in questo spirito che l’Associazione, attraverso la sua portavoce, non ha mai smesso di stimolare le Autorità competenti”.